La VOCE FUORI di Yassin Jalloul

Discorso di Yassin Jalloul (Attiva-Mente) per l’evento “VOCI FUORI” (Grottaferrata, RM, 15 luglio 2023)

Yassin è un giovane talentuoso che ha avuto l’opportunità di esprimere il suo pensiero durante l’evento “Voci Fuori”, un’occasione speciale organizzata da Rete Igea a Grottaferrata (RM). Questo evento è stato concepito con l’obiettivo diffondere un messaggio di accoglienza, supporto e unione delle forze intorno al tema della Salute Mentale.

Siamo stati felici di dare l’opportunità di far leggere il discorso scritto da Yassin ad un ragazzo ospite di una comunità socio-riabilitativa. Durante il suo discorso, Yassin ha trasmesso un messaggio di speranza e resilienza, raccontando la sua personale storia di lotta e di crescita.

Il suo racconto ha toccato profondamente il cuore di tutti i presenti, che hanno ascoltato con attenzione le sue parole. Ha spiegato come sia possibile superare le difficoltà e trasformare le sfide in opportunità di crescita personale. Yassin ha condiviso anche le lezioni preziose che ha imparato lungo il suo percorso, incoraggiando gli altri a credere in se stessi e a perseguire i propri sogni nonostante gli ostacoli.

Francesco Bernacchia, Romina Mazzei

Salve, a te che stai leggendo questo mio intervento al convegno va la mia gratitudine perché anche se non ci conosciamo hai accettato di leggere ciò che ho scritto. Non è detto che si leggano i pensieri scritti di una persona che non si conosce; anche perché si può non essere d’accordo con quanto si sta leggendo, ma perseguendo un metodo democratico di sapore voltairiano, si dà spazio anche a chi non è d’accordo con me.
Il tema del convegno verte sulle voci fuori sulla salute mentale. Generalmente chi sta fuori non entra dentro qualcosa, che sia questo qualcosa un luogo fisico (un carcere) o un luogo della mente (per esempio per un ex utente dei servizi di salute mentale ritornare in SPDC magari per salutare degli infermieri che sono stati professionali e simpatici verso di lui). In tal senso, penso alle voci sia fuori che dentro di noi. E’ molto importante tenere presente che la salute mentale non può essere relegata esclusivamente ai centri di salute mentale, ai Servizi psichiatrici di diagnosi e cura, ai centri diurni, alle comunità, alle REMS per un motivo: una persona è un soggetto unitario e allo stesso tempo assai complesso, ma è sempre un soggetto, più esattamente un unicum.
Certo, se una persona comincia a essere molto aggressivo verbalmente con gli altri, li aggredisce fisicamente per futili motivi, o anche senza un motivo, magari vede cose e persone che tutti gli altri non vedono, e per questo soffre al punto tale da provocarsi lesioni sul proprio corpo, allora la sua famiglia, se ce l’ha, i suoi amici, se ce li ha, e/o la comunità in cui lui vive, hanno il diritto-dovere di occuparsi di questa persona.

Ora, il sottoscritto Yassin Jalloul che si sta curando da dieciannove anni, ha avuto seri problemi di aggressività sul piano verbale e fisico che rivolgeva all’esterno, oltre a una poco regolata espressione di emozioni quali la rabbia; e ha tuttora gravi difficoltà in certi campi delle emozioni più interiori. Quand’è che io Yassin ho deciso di farmi aiutare da psichiatri, psicologi, educatori? Quando ho capito che era meglio per me farlo.
Mi sono domandato dentro di me un po’ di anni fa: Yassin, hai ventidue anni, vuoi continuare a chiedere i soldi a tua madre, che non naviga nell’oro, e a arrabbiarti con lei, e con il mondo intero, se un giorno non te li dà?
Fa’ il serio Yassin.

E da quel momento, grazie un po’ a me, e grazie al lavoro dei professionisti della salute mentale, in particolare a certi lavoratori e lavoratrici, nonché a molti /e tirocinanti dell’ASL EX-ROMA E, ora ROMA 1, oggi sono una persona più tranquilla e migliore dello Yassin di dieciannove anni fa.
A tal proposito vorrei menzionare i tanti soggiorno in barca a vela per il mar Tirreno, i corsi dove abbiamo imparato come si guida una barca a vela, i diversi laboratori di web radio, gastronomia, le uscite in montagna con la guida alpina Davide De Carolis, morto nella tragedia di Rigopiano mentre salvava una vita; e ancora la possibilità che è stata data a me e agli altri che hanno fatto velaterapia di parlare di barca a vela al parlamento europeo a Bruxelles, e il sostegno psicologico, fattivo e economico nel percorso che ho intrapreso che mi ha portato a conseguire la laurea magistrale in filosofia presso l’università La Sapienza di Roma.
Mi avvio a concludere questo mio intervento ponendo a chi sta ascoltando queste parole dei problemi, oltre che dei punti che ritengo fissi nel discorso intorno alla salute mentale: va tutto bene nella salute mentale oggi? Perché vari governi di centro-destra e centro-sinistra, la Regione Lazio hanno ridotto negli ultimi anni i fondi da destinare alla salute mentale? Perché non si assumono psicologi tramite concorso a fronte dell’arrivo dei soldi del PNRR?

Grazie per l’attenzione

Yassin Jalloul

“VOCI FUORI”

L’incontro tra Istituzioni, Associazioni e Volontari per una nuova Salute Mentale e una concreta possibilità di accoglienza

di Francesco Bernacchia e Romina Mazzei

Rete Igea desidera esprimere il proprio profondo ringraziamento al Comune di Grottaferrata, guidato dal Sindaco Dott. Mirko Di Bernardo, e a tutto il suo staff per la preziosa collaborazione e supporto. È grazie a questo continuo impegno che è stato possibile realizzare risultati significativi nella promozione e nel sostegno delle iniziative volte al benessere della comunità.

In particolare, desideriamo ringraziare le rappresentanze del terzo settore che hanno giocato un ruolo fondamentale in questo percorso. Marina Cornacchia, Presidente di A.RE.SA.M. e Presidente della Consulta per la Salute Mentale ASL RM5, per il suo impegno costante nel supportare i pazienti e le loro famiglie durante il percorso di cura, offrendo loro un sostegno concreto e contribuendo con la sua grande competenza e passione nel promuovere progetti a sostegno della salute mentale.

Un ringraziamento speciale anche a Pierpaola Parrella, Vicepresidente dell’Associazione Volontari Ospedalieri (AVO), per l’impegno nella promozione della consapevolezza e la sensibilizzazione in merito all’importanza di prevenire e curare le patologie psichiche.

Non possiamo dimenticare Yassin Jalloul, membro dell’Associazione Attiva-Mente che, con la sua dedizione, ha contribuito a promuovere l’inclusione sociale delle persone con disturbi psichici attraverso progetti innovativi e stimolanti.

Grazie a queste significative collaborazioni, Rete Igea continua a svolgere un ruolo attivo nella promozione e nella tutela della Salute Mentale. L’impegno costante di tutte le parti coinvolte è fondamentale per creare una società più inclusiva, solidale e attenta alle esigenze di ogni essere umano.

Scuola e Salute Mentale

di Francesco Bernacchia e Romina Mazzei

La sanità mentale è un’imperfezione.
Charles Bukowski

Salute Mentale, cosa ci dice questo termine che da tempo riunisce introno a sé comunità scientifiche, professionisti e istituzioni? Attori differenti, portatori di una propria verità e di una responsabilità per tutti i fenomeni che in questo campo continuano a manifestarsi e fanno dell’argomento la cornice di ciò che è stato, che continua ad essere e che sarà per il futuro! L’OMS ha dato nel tempo una definizione del Concetto di Salute come “un completo stato di benessere biologico, psicologico e sociale”, ma la relazione tra questi tre sistemi inizia a divenire estremamente delicata nel momento in cui l’equilibrio che li lega inizia a vacillare.  È in questa mancanza di equilibrio che la persona può incontrare nella società tanto forme di supporto quanto atteggiamenti di pregiudizio. La necessità di un ripensamento alle pratiche di accoglienza della persona con disagio mentale risulta quindi ancora presente, anche a differenza di moltissimi anni dalla Legge Basaglia.

Come può cambiare oggi l’approccio alla cura della Salute Mentale, creando pratiche comuni nei contesti in cui si promuove la Salute e la crescita dell’essere umano? A scuola si parla di Salute Mentale? Forse si, ma troppo spesso, nelle scuole come in qualsiasi altro contesto, la maggior parte degli interventi sono incentrati sul contrasto a fenomeni diffusi quali il bullismo o le dipendenze. Molto poco si parla della “follia”! Sembra quasi che questo termine sia marginale rispetto a problemi concreti con i quali ci si scontra di più. Eppure questo termine ci accompagna costantemente nelle dialettiche di ogni giorno e di fronte a tutto ciò che risulta di difficile accettazione. Si pensi a tutte le volte che si sente pronunciare la frase “Ma sei pazzo?”, “Tu sei pazzo!”, “..da uscirne pazzi!”, “cose da pazzi!”, “così impazzisco!”. Forse non ci rendiamo conto, ma nel manifestare un dissenso rispetto a ciò che ci viene detto o fatto, il concetto di “follia” è molto più presente nelle nostre dialettiche di quanto non lo sia nel nostro pensiero. La Scuola stessa ci insegna che si è folli per mille motivi diversi: per amore (come nell’Orlando furioso), per la voglia di scoprire (come in Galileo Galilei), per un’insicurezza personale (in Uno, nessuno e centomila).

Anche a Scuola, quindi, pensare, ridefinire e accogliere il concetto di “follia” è di per sé un indicatore dello stato di Salute del contesto e del suo livello di apertura nei confronti di colui che manifesta una difficoltà. La promozione delle dimensioni positive della Salute, come l’autostima, l’empatia o la consapevolezza emotiva, risulta fondamentale per incentivare nei ragazzi una sana conoscenza di ciò che si muove intorno a questo fenomeno. I ragazzi difficilmente oggi conoscono quali siano i contesti in cui il disagio mentale viene accolto e curato e ciò incrementa la paura nei confronti dell’ignoto, la paura di chiedere aiuto, il timore di ammalarsi e la convinzione che questo tema non riguarderà mai se stessi o la propria famiglia. Anche le emozioni che evoca questo tema difficilmente vengono indagate, ascoltate o sollecitate.

Da diversi anni, ormai, si sta facendo molto per l’implementazione delle Life Skills come fattore protettivo dalla malattia mentale e potenziante la Salute psicologica dell’individuo, ma il fenomeno va visto anche a livello sociale, vale a dire secondo i presupposti di accoglienza e superamento del giudizio nei confronti di persone che si trovano a sperimentare il disagio mentale. Se questi due aspetti del fenomeno vengono tenuti tra loro separati, il rischio è quello di trasmettere un messaggio a metà, secondo cui la salute individuale può bastare a cambiare le regole di una società in termini di accoglienza e inclusione.

La Scuola, può quindi rappresentare il contesto più adatto non solo nel creare i presupposti della Salute, ma anche nel promuovere un processo di integrazione che consenta al singolo di percepirsi parte di un contesto più ampio e chiamato in causa nel processo di accoglienza. Avviare questo lavoro nell’esperienza tra pari è qualcosa su cui ancora non si investe e forse la motivazione va rintracciata all’interno di una scarsa conoscenza rispetto a quanto alcuni traumi che si verificano nella relazione con l’altro, in età scolastica, possono portare, con il tempo, all’insorgenza di disturbi psichiatrici. Il pregiudizio nei confronti dei ragazzi che a volte caratterizza la visione degli adulti svilisce le capacità emotive e la plasticità che contraddistingue invece la stessa adolescenza. L’adulto di domani, quindi rischia di essere estremamente “difeso” da un confronto o da una riflessione sul tema della Salute Mentale portandolo implicitamente ad un mancato riconoscimento delle proprie fragilità e delle relative necessità di aiuto. Una riflessione sorge quindi spontanea! Sarebbe oggi possibile, nel mondo della Scuola, uno stravolgimento di paradigma che, più che interessarsi alla visione di una gioventù che rischia di divenire “bruciata”, si interessi e muova i suoi interventi a partire da ciò che “brucia” dentro ogni ragazzo?

Il rumore del silenzio

Il vissuto degli operatori della Salute Mentale dopo la morte di Barbara Capovani

di Francesco Bernacchia* e Romina Mazzei**

Due minuti di Silenzio!

Due minuti che tutti gli operatori della Salute Mentale, alle 12.00 di oggi, hanno osservato per esprimere il cordoglio e il rammarico per le sorti della collega di Pisa, la Psichiatra Barbara Capovani. Dopo diversi giorni passati tra la vita e la morte per le percosse subite dal suo ex-paziente, Barbara si è addormenta ieri pomeriggio. Come tutti i giorni, anche venerdì scorso terminava il suo servizio ma si è incontrata con l’imprevedibilità che quotidianamente scandisce le giornate di chi lavora nella psichiatria. A noi Psicologi, alle Istituzioni, ai servizi della Salute Mentale, cosa resta se non una riflessione e una consapevolezza maggiore della delicatezza e del rischio connesso al nostro lavoro? Un rischio troppo spesso sottovalutato e che anche in due soli minuti riporta alla mente le nostre esperienze presenti e passate; attimi dove la paura si mescola alla volontà di rispettare comunque i presupposti deontologici dei nostri interventi.

Due minuti di Silenzio!

Un tempo troppo breve per connettere chi sta lavorando nel proprio studio, a casa, in comunità; per connettere professionisti e pazienti. Un tempo che, seppur limitato, permette ad ognuno di ascoltare e prendersi cura di quel grido interiore di rabbia che nasce dall’incontro tra il dolore da un lato e il senso di ingiustizia dall’altro!

Due minuti di Silenzio!

120 secondi. Sono pochi, ma sufficienti per arrivare con il pensiero al dolore per la famiglia della collega scomparsa, per i suoi figli, per il suo futuro che avrebbe dato sicuramente ancora grandi speranze e certezze alla sua famiglia e, nel lavoro, a chi soffre di un disagio psichico. Certezze e speranze che avrebbero potuto ancora aiutare persone che ieri hanno perso la propria terapeuta e un punto di riferimento.

Due minuti di silenzio!

Il tempo è poco ma scorre velocemente, tanto quanto basta per andare con il pensiero a tutte le volte in cui la stanchezza prende il sopravvento e vorresti andartene, lasciare tutto com’è ma poi … eccola li! L’immagine dei vecchi manicomi, scene raccapriccianti che oggi non ci sono più soltanto grazie a chi costantemente ha il coraggio di andare avanti; il coraggio di continuare a dedicare i propri sforzi per un nuovo modello di Salute Mentale, ben consapevole che questo Modello non viene supportato da politiche sanitarie atte a garantirlo e a tutelare gli operatori.

Due minuti di Silenzio!

Un tempo che può bastare per pensare a quanto, nella sua tragicità, questo evento rischierà di vanificare tutti gli interventi di sensibilizzazione contro lo stigma e il pregiudizio nei confronti di persone con problemi di Salute Mentale; rischio imprescindibile e forse anche comprensibile che deriva dalla rabbia per quanto accaduto. Due minuti che consentono comunque di ricordare tutte le volte in cui è il paziente a chiedere di andare avanti, a crederci ancora nonostante le sue difficoltà e il suo “comportamento”.

Due minuti di silenzio!

Forse troppo pochi; ma forse, ancora di più, troppo intensi per non ricondurre quanto accaduto a Barbara Capovani ad un caso isolato, quanto piuttosto ad un evento ascrivibile a tutte le percosse e gli insulti che uno Psicologo o uno Psichiatra, un OSS o un Infermiere quasi quotidianamente riceve. Si tratta di percosse che non fanno notizia; insulti di cui nessuno parla, ma che contribuiscono a mantenere un silenzio rivelatore di una realtà inesistente fatta di una fantomatica assenza di problemi. Insulti e percosse che non sono indice della cattiveria di una persona, ma sono il grido della sua malattia; una malattia che non può essere curata sulla base di proporzioni numeriche che, nei decreti ministeriali, prevedono un numero ristretto di operatori – affatichi e indeboliti dalle eccessive responsabilità e dal mancato riconoscimento economico – chiamati comunque a contenere emotivamente la rabbia e l’ostilità di un gran numero di utenti stanchi della propria malattia.

Due minuti di Silenzio!

In questi due minuti, il pensiero va a Barbara Capovani; a quante volte anche lei avrà avuto paura o temuto per la propria Salute e quante volte anche lei ha continuato ad andare avanti, nonostante i tanti timori. Ma quello che accade oggi apre la mente a tante riflessioni. Per suo volere, i suoi organi stanno nuovamente regalando speranza e questo credo sia sufficiente per spiegare come in una professione di aiuto l’umanità e la determinazione siano fondamentali.

Ma al mondo delle Istituzioni viene da dire:

Che questa determinazione non venga data per scontata e non sia l’unica garanzia!

Due minuti! Due soli minuti! Troppo pochi per un silenzio così assordante!

Buon viaggio Barbara, ci permettiamo di darci del “Tu”!

Il mondo della Salute Mentale è con te!

*Psicologo della Salute e Psicoterapeuta

**Psicologa e Psicoterapeuta Sistemico-Relazionale

Capena terra di Salute Mentale. Risorse che superano criticità.

Evento del 18 febbraio 2023 – “La follia che unisce l’universo. Conoscimi e tornerò a casa”

Oltre lo sgomento…le opportunità della Salute

di Elena Del Gaia*

Venerdì 18 novembre ho avuto il piacere di assistere all’evento “La follia che unisce l’universo”, organizzato a Costacciaro (PG) da “Rete Igea – Movimento e Servizi per la Salute Mentale” come servizio dell’Agenzia Nazionale per la Prevenzione (A.N.P.).

L’evento, patrocinato dal Comune di Costacciaro, è stato ideato e curato da Francesco Bernacchia – Psicologo della Salute e Psicoterapeuta – e Romina Mazzei – Psicoterapeuta specialista in Terapia Sistemica e Relazionale. Con il loro gruppo di lavoro hanno proposto un insieme variegato e composito di suggestioni visive e musicali, stimoli, testimonianze, riflessioni, sulla follia e sulla salute mentale; suggestioni che emozionano e soprattutto fanno pensare.

La riflessione inizia dalle esperienze professionali, passate e presenti, nella cura della “follia”; esperienze professionali ma anche umane. Uno spettacolo che racconta, attraverso rappresentazioni teatrali e materiale audio visivo, una realtà fatta di sofferenza e difficoltà dalla quale emergono aspetti difficili da accettare a 44 anni dall’approvazione della Legge Basaglia, legge di cui l’evento ci ricorda i principi.

La trasformazione inizia con piccoli e grandi cambiamenti, a partire dal termine da utilizzare per riferirsi alle persone che vivono nelle strutture residenziali, così che i “pazienti” diventano “ospiti”, il colore alle pareti che prende il posto dell’asettico bianco, la possibilità di uscire al di fuori delle strutture, il ricucire un rapporto con i familiari, il poter recarsi a ritirare la propria pensione, il poter essere finalmente visti come persone. Questi sono i primi tentativi di trasformare i luoghi di cura in luoghi finalmente centrati sulla persona ed in dialogo con il territorio.

Colpisce e provoca sgomento il mancato coinvolgimento nel tempo delle famiglie, la mancanza di informazioni sullo stato di salute dei propri familiari o il non sapere addirittura della morte o della nascita di alcuni di loro. Questi racconti sembrano risalire agli anni ’70 ed invece hanno continuato a caratterizzare gran parte della psichiatria residenziale italiana successiva alla nascita dei servizi territoriali e fanno riflettere su quanto lavoro deve ancora essere fatto nel nostro paese per renderlo civile. Creano sgomento anche i primi tentativi di uscita sul territorio, episodi di denigrazione e pregiudizio che lasciano semplicemente esterrefatti e che ci fanno riflettere sul perdurare dello stigma sociale legato alla malattia mentale.

Ma accanto a questi esempi di sofferenza e indifferenza, lo spettacolo porta tante altre storie di resilienza, di apertura e accoglienza da parte della società, a partire dal piccolo paese di Costacciaro, dal coinvolgimento di alcune realtà locali, l’Agriturismo “Villa Pascolo Country House” e il Ristorante “I Due Tigli” che hanno dato la loro disponibilità per organizzare vacanze che hanno avuto il sapore della rinascita.

Molte delle suggestioni proposte dallo spettacolo fanno emozionare e commuovere perché ancora molto deve essere fatto affinché la Legge Basaglia del 1978 possa essere ritenuta pienamente attuata. Come specialista in psicologia della salute ed operatore nell’ambito dei servizi per la salute mentale, sono consapevole che in questo ambito ci sono tante risorse ma anche tanto lavoro ancora da fare e tante criticità; tra le più evidenti, la carenza di personale, che indica quanto poco si investa nel settore della salute in generale, e di quella mentale nello specifico. Il personale, per quanto possa essere competente ed empatico, è ridotto ai minimi termini, gli specialisti sono oberati di lavoro, di conseguenza il tempo dedicato ad ogni persona non può essere molto. Altro elemento che fa pensare, tra i vari profili professionali, la presenza di psicologi è molto limitata.

Un’altra criticità, strettamente interconnessa alla precedente, è rappresentata dai tempi di attesa. Le pratiche di cura o, in questo caso, anche i luoghi della cura, possono diventare iatrogeni, causa di malessere.  Ad esempio in quel luogo la persona con problemi psichiatrici doveva rimanere solo qualche settimana, ma poi per cause varie, spesso legate a problemi burocratici o semplicemente all’inesistenza di alternative sul territorio, le settimane si trasformano in mesi, i mesi…in anni. E quella persona, che era autonoma, piano piano si abitua ai ritmi rassicuranti e protettivi della struttura, tanto che poi uscirne provoca ansia e paura. Sono necessari servizi più rispettosi delle caratteristiche e dei tempi delle persone e della loro evoluzione. Nella mia recente esperienza posso testimoniare l’ottimo esito di una rete integrata tra strutture a bassa intensità assistenziale con una casa autonoma assistita, ovvero una piccola unità abitativa, in carico al CSM che, con i suoi operatori ha favorito recovery e l’autonomia dei suoi “ospiti”.

Credo inoltre che sia fondamentale che tutti gli operatori che lavorano nei percorsi di cura e riabilitazione abbiano fiducia nella possibilità di un percorso di ripresa personale delle persone con disturbi mentali anche gravi, mantenendo delle aspettative positive per la prospettiva di una vita piena e soddisfacente, nonostante le limitazioni dovute alla presenza di disturbi psichici.

Un’ultima riflessione suggerita dall’evento è che alcuni operatori della salute mentale hanno bisogno di erigere un muro che li separi dalla persona con problemi psichici, oppure si sentono a proprio agio solo se esibiscono una certa dose di potere, in una relazione medico-paziente tradizionalmente intesa; è fondamentale invece ricordarsi che così come l’operatore della salute mentale è l’esperto delle pratiche che riguardano la cura, l’utente è il principale esperto della propria vita e della propria condizione. La persona con disturbi psichici è chiamata ad essere protagonista del proprio percorso di cura e l’operatore ad assumere un ruolo di facilitazione che ne favorisca l’autodeterminazione, riconoscendone competenze, potenzialità, diritti, possibilità di esercitare scelte.

*Psicologa e Psicoterapeuta – Specialista in Psicologia della Salute

Il Col d’Orlando

di Euro Puletti*

Venerdì 18 Novembre scorso, promosso da “Rete Igea – Movimento e Servizi per la Salute Mentale”, un evento di notevolissima importanza e significatività ha avuto luogo a Costacciaro (PG).

Significativo sin dal titolo di “La follia che unisce l’universo”, il convegno ha trattato il tema della pazzia attraverso le dirette testimonianze di quegli operatori che, lavorando con i cosiddetti “pazienti”, stabiliscono, con essi, rapporti di profonda intensità umana…questi stessi operatori hanno riportato, a loro volta, le illuminanti e toccantissime testimonianze e le esperienze di soggetti che hanno sperimentato, sulla loro propria anima, la sofferenza della pazzia, cioè delle varie patologie psichiatriche.

Ne è uscito uno spaccato di assoluta verità sul mondo della cura della psiche e la sua evoluzione attraverso il tempo e sulle concezioni e le leggi che, via via, hanno cercato, questo mondo, di comprenderlo e di regolarlo.

Infiniti complimenti e ringraziamenti, dal più profondo del mio cuore a Francesco, Andrea, Letizia, Romina e Simona, per aver voluto portare tale delicato ma importantissimo argomento di dibattito all’attenzione anche del Comune e dei cittadini di Costacciaro. Grazie al Sindaco del nostro Comune, Andrea Capponi, per aver voluto accogliere subito la proposta di Francesco ed alla Dirigente scolastica dell’Istituto Comprensivo di Sigillo, Rosa Goracci, per aver permesso a me di rappresentare l’Istituto e di interpretare, a mio modo, secondo il filtro delle mie conoscenze e della mia sensibilità, la multiforme tematica, calandola nella realtà locale, con la rilettura d’un’antica leggenda orale popolare: quella “d’Orlando e degli Spacchi”.

Di seguito, è riportato l’intero mio contributo…

L’immagine del “Col d’Orlando” si deve a Gwendy Lanuti

*Docente ISC Sigillo