INCONTRO!

Salute Mentale, dalla persona alla società

INCONTRO! Una parola che da sola riesce a descrive la serata di lunedì 10 ottobre 2022 presso la sede A.RE.SA.M (Associazione Regionale Salute Mentale) di Roma. In occasione della Giornata Mondiale della Salute Mentale è stata inaugurata presso la sede di Trastevere la mostra “Incontro con gli Angeli di oggi”, qui diversi artisti hanno presentato le loro opere, donate per supportare l’associazione e la sua mission.

L’arte che, nelle sue forme più varie, comunica emozioni, passioni e riflessioni – tanto personali quanto originali – ha radunato intorno a sé persone diverse, accomunate però dalla sensibilità al tema della Salute Mentale.

INCONTRO! Una parola che descrive una serata in cui il dialogo ed il confronto hanno unito famiglie, professionisti e conoscenti che, più o meno direttamente, vivono il disagio mentale nella funzione di supporto, cura e difesa della persona. L’arte, che ha agevolato lo scambio di idee, progetti e vissuti, ha permesso di ricostruire storie di vita e di cura, di ripensare nuove soluzioni e perché no, di esprimere il proprio dissenso per le tante criticità che, ancora oggi, avvolgono il tema della Salute Mentale quando si parla di terapia, supporto e valorizzazione della persona nella società.

INCONTRO!È la parola che riesce ad esprimerla necessità di vicinanza sperimentata non solo dalla persona con disagio, ma anche da tutti coloro che ne combattono lo stigma derivante promuovendo una conoscenza diversa di tutto ciò che non rientra nella “pseudonormalità”. Non a caso l’arte, ancora una volta, ci insegna quanto sia fondamentale uscire dall’ordinario per generare bellezza e ammirazione incoraggiandoci a “guardare ciò che è dentro” l’opera per scoprirne il messaggio e la vita che lì si nasconde. La stessa cosa, da più di trent’anni, la fa A.RE.SA.M..

A.RE.SA.M chiede alla società, attraverso la sua esperienza fatta di iniziative, battaglie e manifestazioni,  sia di “guardare ciò che è dentro” la persona con disagio e sia ciò che è dentro la sua famiglia, con l’obiettivo di andare “oltre” lo stigma e l’ignoranza che spesso si ergono intorno a questo tema.

Le opere trasmettono molto ed ognuno porta via un pensiero diverso … l’arte è stato il vero motore di un’unica voce.

La serata si conclude. Presenti volti già visti e nuove conoscenze, tutti con la consapevolezza che si è lì per capire quanta strada rimane ancora da fare affinché il tema della Salute Mentale richiami intorno a sé persone, associazioni e professionisti disposti non solo a lavorare con la persona, ma soprattutto a coltivare, nella società, una nuova idea di Salute Mentale. Questo è forse il compito più arduo … far capire alla società quanto non basti parlare di inclusione della persona, ma quanto, nei suoi confronti, serva andare appunto…. INCONTRO!

Rete Igea – Movimento e Servizi per la Salute Mentale

A.RE.SA.M- http://www.aresam.it/author/aresam/

Oggi si tirano le somme.

10 ottobre – Giornata Mondiale per la Salute Mentale

Di Francesco Bernacchia*, Romina Mazzei**

Sono passati trent’anni da quando la Federazione Mondiale per la Salute Mentale ha dedicato questa Giornata alla difesa della salute mentale contro lo stigma sociale (https://wfmh.global/).

In questi trent’anni la Giornata ha evidenziato il notevole cambiamento nel trattamento del disagio psichico, ma è ancora un ambito fertile di pensieri, dibattiti, ricerche, nonché di forti resistenze che chiamano in causa tutti: psicologi, medici, professionisti, operatori, famiglie e società.

Questi due anni di pandemia hanno messo ancor più in evidenza la fragilità dell’essere umano, spesso sottovalutata, quando si parla di disagio psicologico.

Di fronte a comportamenti privi di significato solo in apparenza, che sanno nascondere la sofferenza da cui originano, la società tende a proteggersi, fermandosi all’apparenza e alimentando la scissione tra il “sano di mente” e il “folle”, perdendo tutte le sfumature che si nascondono tra i due poli.

Questa convinzione alimenta lo stigma, l’esclusione, e tende a vanificare il lavoro e l’impegno dei professionisti impegnati su questo fronte. Fortunatamente, quando si parla di Covid-19, la storia contemporanea ci offre l’occasione per ripensarci e ripensare la perversione delle dinamiche che separano il mondo dei “folli” da quello dei “sani”.

Quanto ci si sentiamo diversi, ad esempio, da chi è recluso dentro una struttura psichiatrica?

A primo impatto potremmo quasi dire che la diversità esiste, è concreta e addirittura inattaccabile. Ma è proprio così? Anche noi “sani”, durante il lockdown, siamo stati reclusi nelle nostre abitazioni. Nel comfort delle nostre case, in un contesto dove potere scegliere quale attività svolgere, cosa mangiare, quale programma televisivo guardare e chi poter chiamare, siamo comunque “andati in tilt”.

La pandemia, con le sue relative restrizioni, ha provato psicologicamente l’essere umano alimentandone le richieste di supporto psicologico. Se noi “sani” siamo stati così male, nonostante le libertà di cui, almeno in casa, abbiamo potuto godere, cosa è accaduto nelle comunità terapeutiche e nelle strutture socio-riabilitative?

Qualcuno potrebbe sentirsi spiazzato nel sapere che i cosiddetti “folli”, per la prima volta, si sono sentiti come loro, come te. Dentro le strutture, attraverso i telegiornali, hanno visto che anche tu, come loro, eri un recluso. Anche tu, come loro, avevi la giornata scandita negli orari da un flashmob, da un laboratorio di cucina per imparare a fare il pane. Anche tu hai dovuto inventare nuovi modi per stare con le persone che abitavano con te. Anche tu, come loro, vedevi i tuoi familiari soltanto in videochiamata. Anche tu, privo di stimoli, ti sei confrontato con te stesso e i tuoi problemi. Anche tu, come loro, ti sei reso conto di avere bisogno di uno psicologo con cui parlare.

Sembrerà strano, ma questo scoprirci “uguali” ci mette di fronte a delle nuove responsabilità. Nel momento in cui ci rendiamo conto della nostra fragilità, non possiamo non considerare la fragilità dell’altro. Si annulla in tal modo la distanza tra salute e malattia, tra il sano e il folle.

Solo riconoscendo la propria fragilità ogni membro della società potrà riconoscere anche quella altrui, contribuendo al processo di inclusione spesso ostacolato da pregiudizio e paura.

Tutto ciò chiama in causa tutti, in primis i professionisti del settore, invitando ciascuno ad abbandonare quel “braccio di ferro” con la malattia che per anni ha impedito processi di cura e valorizzazione dell’individuo con disagio psicologico.

Il 10 ottobre scorso, non è stata quindi la celebrazione di un fenomeno o di un evento, ma il giorno in cui si tirano le somme per continuare a costruire salute.

*Psicologo e Psicoterapeuta Specialista in Psicologia della Salute **Psicologa e Psicoterapeuta Specialista in Psicoterapia Sistemica e Relazionale

“La follia che unisce l’universo”

Evento 16 luglio 2022, Civitella San Paolo (RM)

Incuriosita dal titolo della locandina “ LA FOLLIA CHE UNISCE L’UNIVERSO”, sabato 16 luglio ho deciso di partecipare all’evento promosso, a Civitella San Paolo (RM), da Rete Igea-Movimento e Servizi per la Salute Mentale per ANP (Agenzia Nazionale per la Prevenzione).

E così per la prima volta, grazie ai diversi interventi e in particolare a quelli degli operatori, il dottor Francesco Bernacchia e la dott.ssa Romina Mazzei, ai materiali proposti (audiovisivi, dialoghi, racconti e vissuti), ho sentito parlare di Comunità Terapeutiche (e non di manicomi) dove gli ospiti (e non i “matti”) trovano fantastici operatori che cercano di capire cosa stanno provando per poter elaborare per essi strategie e percorsi al fine di avviare un processo di ricostruzione delle loro vite e, soprattutto, per accompagnarli a reinserirsi nella vita sociale, a tornare ad abitare una casa, a ritrovare la famiglia, gli amici, gli affetti.

La malattia mentale è una malattia che spaventa, una malattia di cui non si parla, non si chiede “come sta” al famigliare di un malato di mente, come si fa con le altre malattie: il malato mentale scompare dalla famiglia, dalla vita sociale. Grazie invece alla preparazione, all’impegno e  all’amore  che mettono gli operatori delle Comunità Terapeutiche, gli ospiti, con percorsi più o meno lunghi, più o meno graduali, talvolta con ostacoli non facili da superare, supportano la persona nel recupero della sua dignità.

Grazie a tutto lo staff di Rete Igea per aver organizzato questo evento e per aver proposto una nuova visione della persona con disagio come un essere umano che, può avere ancora molto dalla vita, se aiutato nelle strutture adeguate allo scopo e accolto nella società.

Gabriella Gaggi